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Necropoli
Necropoli
Il nucleo più consistente di tombe presenti a Rocche è concentrato nella cresta orientale disposta lungo un'asse Est-Ovest. Sul suo versante meridionale si trovano circa 60 tombe a camera tutte di età greca arcaica, già violate in antico, con pianta rettangolare, spesso con soffitto a doppio spiovente: alcune di queste conservano delle banchine che costituivano i letti funebri in alcuni casi provvisti di capezzale. In alcuni casi è presente un breve dromos, altre ancora un'anticella, sempre scavata nella roccia, dove forse potevano svolgersi dei rituali funerari.
Alcune delle tombe più grandi sono state riutilizzate e in parte modificate in epoca recente per il ricovero di bestiame, con la costruzione di pilastri o muretti in pietra. Tombe di questo tipo sono presenti anche nella cresta centrale e il quella occidentale, dove si conservano alcune tombe a campera di proporzioni monumentali, forse veri e propri sacelli-santuari, che monumentalizzano l'accesso all'acropoli del centro urbano arcaico di Rocche.
Nella parte sommitale della rocca sono ancora visibili 30 tombe a forno di età preistorica.
L'abitato arcaico
L'abitato arcaico
L'abitato di età arcaica è collocato nell'area compresa tra la collina centrale e quella occidentale della cresta rocciosa di Le Rocche di Pietraperzia. Nel corso della campagna 2007 sono stati aperti alcuni saggi di scavo nei pianori che segnano l'area, mettendo in luce strutture abitative costruite con muri realizzati con la tecnica edilizia a sacco (due paramenti esterni a facciavista, con un nucleo interno composto da pietrisco misto a terra).
Nel saggio 1, aperto nella parte più occidentale del sito, i materiali ceramici rinvenuti sono costituiti da frammenti ceramici attribuibili all'età del erro (1100-750 a.C.) e alla prima età arcaica (VII-VI sec. a.C.), periodo a cui è possibile datare anche diversi frammenti di ceramica corinzia e di ceramica a vernice nera d'importazione greca.
Le strutture messe in luce nel Saggio 2, posto sul vasto pianoro che collega la colline centrale con quella occidentale, tra cui un lungo tratto di muro di fondo di un edificio appoggiato al banco roccioso, hanno restituito numerosi frammenti di vasi di produzione locale dipinti, incisi e acromi e materiali d'importazione, quali vasi a vernice nera, coppe ioniche, frammenti di vasi corinzi e di vasi a figure nere, tra cui un frammento di antefissa fittile decorato con motivo a palmetta, un frammento di pisside corinzia, sui cui restano tracce della decorazione con uccello e leone, frammenti di vasetti metallici e una testina fittile di Demetra con basso polos, tutti materiali databili tra la fine del VII sec. e l'inizio del V sec. a.C.
Dall'analisi delle strutture e dei materiali archeologici rinvenuti nel corso della campagna del 2007 è possibile ipotizzare come il primo nucleo del centro urbano di età indigena si sia sviluppato nella parte più occidentale della cresta: nel corso del VI sec. a.C. l'insediamento si è quindi esteso verso la parte centrale del sito, sfruttando le radure ben protette dai venti settentrionali; il limite dell'abitato doveva essere costituito dalla collina centrale della cresta.
Durante la fase di età arcaica la parte occidentale della cresta, ben distinta dal resto dell'insediamento, l'imponenza dei resti architettonici in particolare delle parti scavate nel banco roccioso, e la presenza di ceramica d'importazione, dovette costituire l'acropoli del centro di Le Rocche, il cui ingresso era monumentalizzato da alcuni grandi sacelli-santuari posti alla base della collina stessa e difeso dal probabile avamposto militare, posto sulla sommità della collina occidentale, caratterizzato dalla presenza di ambienti rettangolari scavati nella roccia, camminamenti, scale di accesso, cisterne per la raccolta dell'acqua. Per quanto riguarda la collina centrale del sito essa è costituta da un'altura principale da cui parte una lunga cresta rocciosa che si estende da Nord a Sud. Lungo le pendici meridionali di tale altura si conservano tombe a camera di età arcaica, spesso riutilizzate in epoca moderna come ricoveri per animali, e i resti di alcune tombe a forno di età preistorica.
Durate le fasi di vita dell'insediamento di età arcaica questa collina ha avuto un ruolo fondamentale, in quanto il limite orientale di espansione dell'abitato ai piedi dell'altura principale si conservano alcuni vani rettangolari scavati nel banco roccioso, forse a controllo dell'accesso al nucleo centrale dell'abitato, punto terminale di un percorso che passava vicino alla necropoli della collina centrale, come spesso è testimoniato in altri centri coevi della Sicilia centro-orientale. Il versante orientale della lunga cresta centrale è caratterizzata dalla presenza di una serie di terrazzi realizzati recentemente per lavori agricoli, su cui sono stati aperti, nel corso della campagna 2014, diversi saggi che in alcuni casi hanno dato esito negativo, mentre in altri è stato possibile indagare strutture archeologiche di grande rilievo che consentono meglio apprezzare l'alto valore storico-archeologico di Le Rocche.
Nel terrazzo più basso, posto immediamente sopra l'area del parcheggio, è stata messa in luce una deposizione rituale costituita da un pozzetto circolare, scavato a sua volta all'interno di una fosse ellittica più grande delimitata ad est da un grande masso. Il pozzetto era foderato dai frammenti di un grosso pithos acromo, al cui interno sono stati rinvenuti i frammenti di una coppa ionica tipo B1, di una Hydria, di una oinochoe miniaturistica indigena parzialmente rotta e una catenella in bronzo realizzata con doppi anelli incrociati. Sul fondo del pozzetto è stata infine rinvenuta un'altra oinochoe indigena. La presenza della coppa ionica B1, delle due oinochoai indigene e delle catenella bronzea, permettono di datare la deposizione tra la fine del VII e l'inizio del VI sec. a.C.
In uno dei terrazzi più alti, invece, sono state individuate una serie di strutture murarie pertinenti edifici sovrapposti attribuibili a più fasi, che mostrano orientamenti diversi tra loro. Tali strutture murarie delimitano ambienti quadrangolari, costruiti su due livelli differenti, mostrando come già in antico l'area fosse terrazzata, ma con un orientamento leggermente differente dall'attuale.
Le ceramiche rinvenute, costituite per lo più da ceramica indigena dipinta e da diversi frammenti di coppe ioniche tipo B2, oltre ad un pugnale in ferro, datano l'abbandono degli edifici alla seconda metà del VI sec. a.C., in una fase leggermente successiva a quella della deposizione rituale.