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Calatafimi Segesta
Calatafimi Segesta
Calatafimi Segesta è un centro abitato che conserva forti legami con l'antica civiltà degli Elimi, popolazione che un tempo dominava Segesta. È l'unico sopravvissuto dei tre insediamenti noti come le tre "Segeste medievali", sviluppatisi dopo il declino di Segesta. Questi tre centri furono Calathamet, Calatabarbaro e proprio Calatafimi (toponimo di origine araba Qal’at Fîmî "Castello di Eufemio).
Nell'antichità, Calatafimi sorgeva sulle pendici di una collina dove si ergeva un castello, sostituito poi dal Castello Eufemio, che contribuì alla crescita del borgo durante l'Emirato di Sicilia, diventando un importante centro musulmano nella Sicilia occidentale.
Con l'avvento del Regno di Sicilia nel XII secolo, Calatafimi divenne un cruciale centro di difesa e densità demografica. Attraversò varie dominazioni, passando dai Cabrera agli Enriquez fino ai duchi d'Alba. Nel 1837, fu colpita da un'epidemia di colera, mentre nel 1693 subì i danni di un terremoto.
Un evento significativo fu la Battaglia di Calatafimi del 15 maggio 1860, quando le truppe borboniche furono sconfitte dalle forze garibaldine, un evento che contribuì all'unificazione d'Italia. Sul luogo dello scontro, fu eretto il mausoleo di Pianto Romano.
Nel 1968, la città fu colpita da un terremoto nella Valle del Belice, causando cambiamenti significativi nel tessuto urbano. Nel 1998, con l'approvazione della Legge regionale n. 18, assunse la denominazione di Calatafimi Segesta, evidenziando il suo legame con il sito archeologico di Segesta.
Egadi
Gibellina
Gibellina
Il nome "Gibellina" potrebbe derivare da un termine arabo che significa "monte", seguito forse da un suffisso aggettivale.
Il centro medioevale di Gibellina si pensa sia emerso intorno al XIV secolo, attorno al castello costruito da Manfredi Chiaromonte.
Dopo il terremoto del 1968, che ha causato notevoli danni, è stato avviato un processo di ricostruzione. Tuttavia, anziché ricostruire Gibellina nella sua posizione originale, è stata scelta una nuova area a circa venti chilometri più a valle. Questa decisione potrebbe essere stata influenzata dalla prossimità con l'autostrada in costruzione verso Mazara del Vallo. Tuttavia, il terreno scelto per la nuova costruzione era di proprietà dei cugini Ignazio e Nino Salvo, affiliati alla mafia.
La nuova Gibellina è stata quindi edificata sul territorio del comune di Salemi, nella contrada Salinella, dopo una votazione del consiglio comunale.
L'ex sindaco Ludovico Corrao ha avuto l'idea di coinvolgere artisti di fama mondiale come Pietro Consagra e Alberto Burri per "umanizzare" il territorio. Burri, in particolare, ha realizzato il Cretto di Gibellina, un monumento commemorativo del terremoto, nella vecchia Gibellina. Altri artisti che hanno contribuito al rinnovamento urbano includono Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Franco Angeli e Leonardo Sciascia. Gibellina è diventata così un vero e proprio laboratorio artistico, trasformando lo spazio urbano con un approccio innovativo.
Pantelleria
Poggioreale
Poggioreale
Poggioreale, un antico borgo siciliano, si ritiene sia stato il palcoscenico della celebre Battaglia del Crimiso nel 339 a.C., forse proprio nei dintorni dell'attuale città, situata vicino al punto di confluenza dei due rami del fiume Belice. Il nome stesso, Poggioreale, trae origine dal latino "podus regalis", che significa "Poggio del Re".
Fondata come centro agricolo nel lontano 1642 dal marchese di Gibellina, Francesco Morso, il paese ottenne presto il titolo di principato nel 1643.
Nel 1968, la violenta scossa che sconvolse la Valle del Belice rase al suolo la città. I resti delle vecchie strutture, ancor oggi visibili, sono testimoni della vita precedente al terremoto. Dopo la tragedia, si decise di non restaurare i ruderi, considerandone il ripristino poco praticabile e potenzialmente rischioso. Così, il nuovo Poggioreale fu ricostruito alcuni chilometri più a valle, con un'architettura moderna e innovativa per quei tempi.
Negli anni, si è sviluppato un turismo di passaggio attratto dai resti della vecchia città, talvolta definita "La città Fantasma", distrutta ma conservata nel suo intatto sistema viario e in alcuni edifici significativi. Il pittore Guido Irosa ha immortalato parte di questa narrazione visiva attraverso una serie di 34 tele, che raccontano il periodo dal 2000 al 2005. Fino a pochi anni fa il sito vecchio era gestito da un'associazione di volontari che lo curava ed in parte ne teneva in sicurezza le strade principali aiutando i visitatori, tuttavia la giunta comunale in una scellerata decisione ha deciso di estromettere l'associazione e da allora il sito è in totale stato di abbandono e lento disfacimento oltre al fatto che risulta inaccessibile ai visitatori.
La Biblioteca Comunale ospita un museo etno-antropologico dedicato alla vita contadina, esponendo anche alcuni dei reperti rinvenuti durante gli scavi del monte Castellazzo.
Nel nuovo centro abitato è possibile ammirare la moderna Piazza Elimo, progettata da Paolo Portoghesi, insieme alla fermata dell'autobus e alla suggestiva cappella di Sant'Antonio, opera di Franco Purini.