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Castello Barresi
Castello Barresi
La costruzione del castello Barresi di Pietraperzia è da far risalire all’arrivo dei normanni in Sicilia, fu infatti un milite francese di nome Abbo I Barresi sub feudatario degli Aleramici che ne avviò la costruzione. Il castello fu edificato su alta rocca che domina la valle dell’Imera già in passato occupata da insediamenti che vanno dall’età preistorica a quella araba. Duranti gli anni dei Vespri Siciliani nel 1282 i Barresi si allearono con gli aragonesi contro gli angioini, tuttavia nel 1295 rifiutarono l’alleanza per schierarsi con i francesi. A seguito di questo tradimento il castello subì una prima parziale distruzione da parte delle truppe del re Federico II d’Aragona.
Con la fine della guerra dei novant’anni il castello fu espropriato ai Barresi e fu dato ai De Verga per finire al demanio nel 1298; solo nel 1320 la famiglia originaria lo riottenne. Durante gli anni del demanio il castello era parzialmente caduto in rovina, Abbo IV Barresi, nuovo proprietario, iniziò un completo restauro con la costruzione di un grande torrione quadrangolare. Nel XV sec. il castello subì ulteriori modifiche e ampliamenti con la costruzione di una cinta muraria più grande e più robusta munita di torri angolari e circolari. Fu quindi Giovanni Antonio Barresi a voler trasformare alla fine del XV sec. il castello in una lussuosa residenza per sé e la moglie. I lavori si protrassero fino al 1526 con l’aggiunta di nuove fabbriche e un sistema di grotte. Importante fu l’aggiunta di un cortile interno e l’ampliamento degli ambienti interni che si narra raggiungessero il numero considerevole di 365 stanze. Ciò rese il castello come una delle più grandi e ricche residenze di Sicilia.
Il castello fu anche epicentro di cultura e arte, gli stessi Barresi si applicavano nello studio dell’astronomia e della musica. Pietro Barresi fu uno degli ultimi rappresentanti della famiglia proprietaria del maniero egli partecipò alla battaglia di Lepanto nel 1571 contro i Turchi. Dopo il 1571 i Barresi non vi abitarono più e il castello fu utilizzato come residenza di governatori e capitani e ciò portò ad un progressivo decadimento e ad una grave crisi sociale dell’interno borgo.
Intorno alla metà del ‘700 divenne anche luogo del noto brigante Testalonga che successivamente fu catturato e impiccato a Mussomeli.
Il lento declino proseguì nei successivi due secoli, molte fabbriche diroccarono mentre il nucleo centrale resistette tanto che Donna Caterina Branciforti ne abitava un appartamento al piano nobile sopra la cappella.
Tra gli ultimi utilizzi fu anche quella di carcere durante il periodo borbonico fino al 1906. I prigionieri erano detenuti in condizioni disumane all’interno dei sotterranei.
Successivamente fu utilizzato come lazzaretto per l’epidemia di vaiolo.
Per tutto il secolo ‘900 le fabbriche rimanenti furono adoperate come cava per le costruzioni delle vicine abitazioni danneggiando ulteriormente le strutture superstiti.
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