L'area archeologica di Tornambè è situata a Sud-Ovest del moderno abitato di Pietraperzia ed è collocato sulla sommità di una cresta (560 m s.l.m.) facente parte della catena di colline che delimita ad Est l'ampia valle dell'Imera meridionale, il fiume più lungo della Sicilia che attraversa da Nord a Sud tutta l'isola. Il sito è stato oggetto dal 2007 ad oggi di una serie di campagne di scavo che hanno permesso di comprendere le diverse vicende riguardanti la sua occupazione di lunga durata. L'analisi dei materiali archeologici, lo studio delle varie tipologie di sepolture e delle strutture abitative presenti nell'are indica, infatti, un arco cronologico della frequentazione del sito compreso tra il IV mill. a.C. e l'età greca (VII-IV sec. a.C.). Per quest'ultima fase di vita del sito è stata proposta l'identificazione con il centro indigeno di Krastos, ricordato in un frammento dello storico greco Filisto.
Insieme all'importante valenza storica ed archeologica dell'area, Tornambè e la dorsale di cui fa parte, ha anche un alto valore da un punto di vista ambientale e naturale, essendo inseriti nell'elenco dei siti di importanza comunitaria (S.I.C. Contrada Caprara, ITA 06001), al fine di mantenere la diversità biologica, in quanto esempio naturale di caratteristiche tipiche della regione bio-geografica mediterranea.
La cresta di Tornabè interessata dall'insediamento antico è formata da due colline calcaree divise da un'ampia sella in parte occupata da un banco gessoso. La collina settentrionale è caratterizzata dalla presenza sulla sommità di una serie di piccole radure e di terrazzamenti sia naturali che artificiali, occupate dall'antica età del bronzo (2300-1600 a.C.) all'età greca arcaica (VII-V sec. a.C.).
Il versante orientale della collina è caratterizzato dalla presenza di una necropoli composta da oltre 50 tombe a forno di età preistorica e da alcune tombe a camera di età greca. Il versante meridionale della collina, pure segnata da alcuni terrazzamenti naturali, si affaccia sulla sella che unisce le due colline, a cui accede da due stretti e profondi intagli nel banco di roccia: uno è oggi completamente colmato di terreno, l'altro è invece sistemato e regolarizzato da alcuni gradini intagliati nella roccia. Tale struttura di difficile attribuzione cronologica, costituisce di fatto una vera e propria "porta" monumentale d'accesso al sito.
La parte settentrionale della sella è occupata da un vasto banco di gesso, mentre la parte meridionale è costituita da un ampio altipiano pianeggiante occupato da un villaggio databile all'età del Rame (IV-III mill. a.C.). Anche la collina meridionale, sul cui versante orientale si trovano altre tombe a forno, è caratterizzata sulla sommità da un piccolo pianoro con evidenti segni dell'occupazione di età greca.
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Insediamento greco
Insediamento greco
La collina settentrionale del sito di Tornambè è caratterizzata dalla presenza sulla sommità di una serie di piccole radure e di terrazzamenti sia naturali che artificiali e dalla presenza in superficie di frammenti ceramici sia di età preistorica che di età greca. Al versante orientale di questa collina si accede da Norda da uno stretto passaggio sulla cresta rocciosa delimitato da uno spesso muro a secco probabilmente facente parte del sistema difensivo di età greca, e da Sud da uno stresso passaggio, segnato dalla presenza di una singola tomba a forno di età preistorica, che conduce alla monumentale porta aperta nel banco roccioso verso la sella centrale. Quest'area è costituita da una serie di terrazze naturali, delimitate da grandi blocchi erratici di calcare che in alcuni casi recano chiaramente i segni dell'azione dell'uomo: in particolare il paesaggio dalla terrazza più bassa a quella superiore è segnata da un vero e proprio ingresso delimitato da grandi blocchi regolarizzati, sistemati a costruire una cortina muraria interrotta dallo stretto passaggio di collegamento tra le due terrazze. Nella terrazza superiore si conserva un vano rettangolare scavato nella roccia, mentre in quella inferiore il banco roccioso conserva tracce di alcuni pozzetto. Nella terrazza inferiore è stato aperto nel 2007 un saggio di scavo che ha messo in luce i resti di un edificio costituto da muri che delimitano almeno due vani adiacenti: i muri sono realizzati con la tecnica edilizia a sacco, costituita da due paramenti esterni facciavista e un nucleo centrale formato da pietrame più minuto, tecnica costruttiva che permette di attribuire l'edificio ad età arcaica (VII-V sec. a.C.), come indicato anche dal rinvenimento di coeve ceramiche dipinte acrome di produzione indigena e greca. Lo scavo all'interno dei due vani ha permesso di rinvenire una struttura più antica, tagliata dai muri di età arcaica, di forma rettangolare con angoli arrotondati, realizzata con tecnica costruttiva diversa rispetto agli ambienti più recenti (pietrame di medie dimensioni senza doppia cortina), un tipo architettonico ben conosciuto nella Sicilia meridionale durante la media età del bronzo (1600-1300 a.C.), associata a frammenti di ceramica a superficie nera lucidati a stecca. Nella parte settentrionale del saggio, all'esterno di tali strutture, un livello di terra limosa copriva parte del banco roccioso, segnato dalla presenza di una serie di buche di palo e pozzetti di varie dimensioni: tale livello conteneva esclusivamente frammenti di ceramica d'impasto dipinti databili all'antica età del bronzo (2300-1600 a.C.), tra cui un bel frammento di anfora decorato nello stile del cosiddetto "Maestro della Muculufa", tipologia ben attestata in questo periodo in molti siti noti in tutta la media e bassa valle dell'Imera.
Insediamento preistorico
Insediamento preistorico
La sella centrale che collega le due colline dell'area archeologica di Tornambè è stata oggetto di un'intensa attività di indagine archeologica realizzata nel corso di 6 campagne di scavo (dal 2007 al 2014), con cui è stato possibile verificare come tale area è la sede di un villaggio databile alla tarda età del rame (2700-2300 a.C.).
Ad oggi sono state messe in luce in luce in modo completo la Capanna 1 e parte della Capanna 2. Si tratta di strutture a pianta circolare di circa 8-10 m di diametro. La Capanna 1 ha un muro perimetrale costituito da un doppio filare di grossi blocchi calcare, che costituisce lo zoccolo di base del muro a secco, alto probabilmente fino ad un'altezza massima di 2 metri, al cui interno era alloggiato l'alzato stramineo che andava a costituire la copertura.
Sul pavimento sono state messe in luce una serie di grosse buche (diam. 0,60 m) che servivano per l'alloggiamento dei pali che sorreggevano il solaio e il tetto della capanna. Sempre sul pavimento sono state rinvenute due piastre in terracotta utilizzate come focolari. Nella parte Nord della struttura si trova una banchina in pietra che corre lungo il muro perimetrale, e una piccola partizione posta vicino all'ingresso, forse utilizzata come ripostiglio.
La Capanna 1 è stata probabilmente abbandonata intorno al 2300 a.C., forse quando l'insediamento si è spostato sulla sommità della collina settentrionale. Nei diversi livelli di crollo della struttura sono state rinvenute ceramiche della facies di Malpasso e S. Ippolito, che in Sicilia caratterizzano questa fase finale dell'età del rame, associate a ceramiche acrome d'uso comune e ceramiche del Bicchiere Campaniforme, fenomeno culturale che caratterizza in questo periodo l'Europa e il Mediterraneo centro-occidentale.
Tenendo conto dell'ampiezza della sella e delle dimensioni delle due capanne esplorate fino ad oggi, è ipotizzabile che il villaggio possa essere composto da 5-6 capanne in tutto, per una popolazione complessiva di 60-80 persone: una piccola comunità di agricoltori e pastori. Gli abitanti del villaggio utilizzarono anche le balze rocciose che caratterizzano l'area per scavare le tombe per il propri defunti: fino ad oggi sono state individuate circa 10 tombe ipogeiche sia a cella singola, a volte preceduta da un breve dromos, che a più celle, una tipologia funeraria ben conosciuta in questo periodo anche nel resto della SIcilia centrale.