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Chiesa dell'Immacolata
Chiesa dell'Immacolata
La Chiesa dell'Assunta (o dell'Immacolata), situata originariamente, insieme al Convento di Santa Maria di Gesù nel punto più alto dell'Acremonte, fu distrutta dal terremoto del 1693. Successivamente fu ricostruita tra il 1753 e il 1765 più in basso e più vicino all'abitato. In un primo momento fu dedicata al culto di S. Antonio di Padova in quanto appartenente ai Padri Secolari ma nel 1876, subentrando la congregazione delle Suore della Carità e istituendo un orfanotrofio, la chiesa cambiò culto. La facciata esterna è costituita da un andamento convesso, caso unico tra le chiese palazzolesi, ed è divisa in due ordini: quello inferiore si distingue per il portale con due nicchie a conchiglia, quello superiore possiede un'ampia finestra. A sinistra della facciata in posizione leggermente arretrata si trova il campanile, forse antecedente alla chiesa. La chiesa ad unica navata è fornita di numerosi altari secondari ai lati, spesso decorati con marmi lapidei e colonne tortili. Tra le opere più importanti conservate all'interno vi è certamente la Madonna con il Bambino in marmo di Carrara eseguita da Francesco Laurana tra il 1471 e il 1472 alta 190 cm. La statua poggia su una base decorata su cui è riportata l'iscrizione "e;"Sancta Maria de la Gratia de Palazzu""e;. Su un lato della base vi è lo stemma degli Alagona, baroni del paese e committenti dell'opera. Anticamente la statua aveva il volto dipinto e il manto decorato con orlo e stelle d'oro ma nel 1925 fu lavata e perse i pigmenti. Questa è considerata la più bella Madonna scolpita dal Laurana. Tra gli altari presenti vi è quello dell'Immacolata caratterizzato dalla presenza di un quadro ottocentesco, l'altare di Santa Lucia di Marillac, fondatrice delle Figlie della Carità, l'altare del Sacro Cuore, quello di Vincenzo de'Paoli e quello di Santa Caterina Labourè delle Figlie della Carità. L'altare maggiore è decorato da una grande scena barocca. Nella sagrestia si conserva l'importante quadro della Crocifissione del palazzolese Paolo Tanasi del 1818).
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